lunedì, ottobre 29, 2007

Come cambia il tempo.

Questo è un post d'obbligo.

Da un paio di mesi non riesco più a dedicare il tempo che un blog serio merita. Sarà colpa del nuovo figlio, dal fatto che lavoro sempre di più sullo sviluppo di altri blog... qualsiasi scusa va bene.

Ma non finisce qui. Anzi.

Da un po' di tempo, sto lavorando anche sulla creazione di 2 progetti online del tutto personali. Uno, con mia moglie, sarà pronto fra un paio di settimane. Il nuovo sito di Genitori In Fuga è quasi pronto e la cosa più interessante è che l'abbiamo aperto ad altri genitori in tutto il mondo, con un sistema che divide al 50% tutte le entrate pubblicitarie. Perciò, ci saranno anche le versioni, inglese, francese, spagnolo tanto per comminciare...

L'altro progetto è qualcosa che io devo fare.
Da più di 10 anni volevo fare un corso di lingua a distanza. Il web, e sopratutto il web 2.0 è il mezzo perfetto per realizzarlo. E quindi qualsiasi momento libero, lo sto dedicando a farsi che Language Is Free diventi una realtà.

Quindi non sparisco per pigrizia. Ma per dovere. Spero di scrivere ancora.

sabato, luglio 14, 2007

Non smettere mai di essere te stesso

Tempo fa avevo scoperto la differenza tra “essere” e “fare”. Oggi mi e' stata ricordata la lezione.

Non molto tempo fa avevo notato che tanti blog sono frutto del “saper fare” dei loro autori. Nel senso che erano un'estenzione di quello che la persona gia' faceva professionalmente.

Ad esempio ci sono non so quanti “web marketers” che hanno semplicemente preso il format in ostaggio, trasformandolo in una specie di vetrina per vendere il sogno di fare tanti soldi ad altri che vorrebbero fare la stessa cosa. Come una moderna schema di Ponzi virtuale, stanno diventando sempre piu’ insidiosi e sempre piu’ diffusi. Ma oltre ad una speranza semi-finta di diventare ricchi che cosa danno veramente?

E poi c'e' quella grossa fetta di blog che non fanno altro che raccontare quello che dicono o fanno gli altri blog in una specie di gossip virtuale senza fine. In principio sono uguali a quelli di sopra ma raccontano gli spostamenti degli autori come se fossero degli esploratori. Ovviamente sono il primo di riconoscere che un dialogo virtuale e’ costruito sulla partecipazione a distanza di altri ma allora perche’ il 99% delle volte non mi sembra altro che un modo di cenare allo stesso tavolo dei grandi, ma senza portare in avanti il dialogo?

L'unico eccezione a quelli sopra (il 1% appunto) e' dato dai i giornalisti, che raccontano gli spostamenti del mondo virtuale in modo che i lettori possano trarre beneficio della notizia.

Ho notato che, pur essendo milioni di voci, pochi blog percorrono la propria strada, scoprendo nuove idee o pensieri attraverso l'unica personalita' che conta veramente – quella di chi scrive.

E' qui, tempo fa ho citato Hugh McLeod e il suo blog Gaping Void. Il suo e' uno dei pochi blog che in qualche modo trasmettono una personalita' genuina - quello dell'autore.

Seth Godin, che tra l'altro ha collaborato insieme a Hugh per il suo ultimo libro, The Dip, e' un'altro. La personalita' di Seth e' piuttosto forte e nonostante lui abbia la tendenza di commentare sull'attualita', non lo fa mettendo insieme i pensieri degli altri, ma il suo. Come i piu' grandi dei giornalisti, il suo blog traccia il proprio percorso.

Nel mio piccolo mondo online ho preso tante strade ma ovunque vada, non riesco ad andare lontano da quella strada della mia personalita’, cosa che vuole e deve venir fuori in tutto quello che faccio.

Ed e’ qui che entra la mia lezione di oggi.

  • Se in quello che fai la tua personalita’ non c’e, muore il suo valore.
  • Se in quello che fai la tua personalita’ viene in qualche modo ripressa, contenuta o peggio controllata, muore il suo valore.
  • Se in quello che fai non hai la possibilita’ di esprimere la tua personalita’, muore il suo valore.
  • Se vuoi mantenere il tuo valore, devi rimanere quello che sei.

martedì, maggio 22, 2007

Ieri ho accennato un discorso che oggi vorrei portare in avanti.

Come dicevo, questa pallina che ora mi circola liberalmente in testa è stata provocata da un oggetto aparentemente innoquo – un contenitore igienico per signora.

Normalmente come qualsiasi uomo, faccio finta di non vedere questi oggetti, perché non appartengono alla mia realtà. Non li tocco neache, sopratutto perché non vorrei mai disturbare un equilibrio sociale magari stabilito da decenni.

Ma questa volta non ho potuto fare a meno. Già le traduzioni in novanta lingue mi fanno spesso ridere (deformazione professionale) ma oramai ho superato me stesso.

Non ho soltanto guardato la traduzione, ma ho guardato il messaggio sotto il Brand. Quel payoff usato per sottolineare lo spirito, nature e direzione dell’azienda.

Vengono scelti con grande cura (a volte) e, quando sono azzeccati, riflettono la “mission” del brand, aiutandolo di guadagnare credibilità nel mondo esterno.

Nella fattispecie, abbiamo un payoff che è, a dir poco, fuori luogo.

Qualcuno mi sa dire che cosa c’entra “Passion & Design” con la funzione di questo oggetto?

Capisco la voglia di dare grinta alla propria missione ma qui, credo che c’è stata poca attenzione, poco studio e a dire la verità, poca visione.

Qualcuno ha un suggerimento che le possiamo mandare?

La coerenza dei brand

E' bello scrivere per se stesso.

Completamente diverso da quando devi scrivere per gli altri. Ancora di piu' quando capita che non sai proprio cosa dire.... Oggi ho avuto uno di quei giorni.

Sono anche un po' distratto.

Vedi, non sono solo un "buon" copywriter, blogger e SEO "enthusiast", ma sono anche un "buon" marito. Metti insieme questi due fatti e' il risultato e' Genitori In Fuga.

Che magnifica distrazione! Sopratutto ora che sta diventando una vera community.

Tornando a noi pero'... Proprio durante l'ultimo viaggio, ho fatto una scoperta che ora vorrei riportare e approfondire qui. Ho trovato nel bagno del albergo un oggetto semplice e, per la maggior parte degli uomini di questa pianeta, invisibile, ma che non ho potuto fare a meno di notare.

Non e' l'oggetto che mi ha colpito, ma quello che c'era scritto sopra che mi ha fatto riflettere sull'importanza di un messaggio coerente e sopratutto reale se un'agenzia oppure un'azienda vuole creare valore intorno a un brand.

Ora sto scrivendo sul portatile. Domani faccio una scansione del fatidico oggetto e portiamo in avanti il discorso.

mercoledì, maggio 09, 2007

Sono tornato

Sono tornato.
Volevo solo scriverlo pubblicamente.
Un mese record. Un sacco di tempo in cui il tempo era tutto tranne il mio.
Sono sfinito, ma il mese record è finito.
E io ci sono ancora.

Sono tornato

Sono tornato.
Volevo solo scriverlo pubblicamente.
Un mese record. Un sacco di tempo in cui il tempo era tutto tranne il mio.
Sono sfinito, ma il mese record è finito.
E io ci sono ancora.

lunedì, aprile 23, 2007

Walsh - non scomparire!

Caspita. Sono passati 2 settimane dall’utima volta che scrivo?

Non merito di essere sulla prima pagina di Google e nemmeno sulle blogroll di persone “serie” come Marco, Alex o Ilaria. Aspetta un’attimo pero’, non sono mai stato sul blogroll di Alex. ;-)

E’ tutta colpa del lavoro “normale” (quello per cui vengo pagato). Stiamo mettendo gli ultimi ritocchi a due campagne che saranno pubblicate in varie lingue il 4 maggio. A parte la preparazione del progetto stesso, ho scritto headline, payoff, testi stampa, adv, web e comunicati stampa per 2 linee di prodotto oltre al discorso del presidente della societa’ che presentera’ i prodotti. E tutto questa in appena 2 settimane.

Il che ha fatto scendere il mio ranking in Google italia per “walsh” (non difficile quella lo so). Pero’ non sono piu’ il terzo walsh piu’ famoso d’italia, ma il quinto. Che vergogna ;-)

Stiamo finendo e ne esco seriamente provato ma soddisfatto. Magari avro' anche tempo per aggiornare i miei movinmenti/sentimenti in Twitter.

martedì, aprile 10, 2007

Come mandarsi un link PR8 - forse.

Stavo leggendo l'articolo di Alex Badalic stamattina sull'importanza del Page Rank di chi ci manda un link.

Fin qui tutto chiaro. Più importante il sito che manda il link, più "vale" quel link che ti manda.

Mi è venuto in mente 2 cose a proposito. I membri di MyBlogLog devono soltanto visitare i siti per "apparire" sul widget che dimostra chi sta leggendo. L'immagine che lascia è un link che riporta alla pagina personale di MyBlogLog che, a sua volta, manda link al sito/blog registrato.

Seguendo la logica di valore/quantità dei backlink, basta "apparire" su abbastanze siti/blog con reputazioni (PageRank) alti per accumulare PageRank alla pagina personale di MyBlogLog che poi manda più Google Juice al tuo sito/blog..

Ancora più interessante è una cosa che ho notato su NetVibes. Da una settimana da queste parte, ho impostato NetVibes come Home Page e, guardando la faccina di Marco Camisani Calzolari, mi ero accorto che dalla mia Home Page (Page Rank 8) c'era un link diretto a Marco!

E allora ho provato di inserire i miei feeds di feedburner per il mio blog in italiano e quello in inglese per avere lo stesso trattamento di Marco ;-)

Se vedo che ad entrambi arriva un link PR8 da Netvibes, vi farò sapere.

mercoledì, aprile 04, 2007

Il web ci studia

Ieri leggevo il blog di Brad Fallon e ho trovato un video magnifico quanto provocante che illustra come il web, e la macchina che lo gestice (Google & Co.), usano il modo di archiviare, gestire e fornire dati e contenuti online per studiare l'uomo.

Infatti non a caso si intitola "The Machine is Us/ing Us" che, tradotto male, significa "La Macchina siamo noi/ci sta usando".

Tante società implementano sistemi complessi di CMS (Content Management Systems) per gestire il contenuto dei loro multiplici siti online (Acer EMEA, ad esempio, ne ha più di 30 da gestire) e quindi c'è la costante lotta per mantenere sempre aggiornato il contenuto, presentarlo in modo piacevole e organizzarlo in modo che sia facile (e intuitivo) da trovare.

Il video, messo insieme da Michael Wesch, Assistant Professor of Cultural Anthropology al Kansas State University, traccia il percorso dell'informazione che carichiamo, appunto, nella macchina (Google & Co.), e suggerisce che l'organizzazione di questi dati, per quanto gestito e creato da noi, sta di fatto insegnando alla macchina i processi organizzativi dell'uomo...

Niente male...

lunedì, aprile 02, 2007

Gli alti e bassi delle parole

La vita di un copywriter ha i suoi momenti. Alti e bassi. Questo momento e' un concentrato di entrambi.

Da un lato c'e' la felicita' di aver compiuto un'azione pieno di soddisfazioni personali. Io e mia moglie abbiamo finalmente dato luce al nostro progetto genitori in fuga, puntando sulle esperienze di chi ci trova in rete per far crescere una communita' di genitori con qualcosa di profondo da raccontare.

Da l'altro, sono ancora sotto shock per la violenza che a volte puo' nascondersi dietro le parole. L'autrice di uno dei miei blog preferiti, Kathy Sierra, ha ricevuto una minaccia di morte e ha smesso di scrivere.Si potrebbe chiudere un occhio dicendo che e' solo un caso isolato, insignificante e esagerato ma trovo oggigiorno che le parole di odio vibrano ancora piu' intensamente delle parole d'amore, lasciando un sapore ripugnante quanto letale per chi le riceve.

Sento una profonda empatia per la situazione di Kathy, anche se non l'ho mai incontrata. Come professionista, come genitore e sopratutto come essere umano vorrei poter cancellare la macchia terribile lasciato da quelle minaccie e credere che, nel profondo, le persone abbiano ancora un briciolo di amore rimasto nel proprio cuore.

Un amore capace di regalarsi momenti e sensazioni che rimarranno impresse nel loro cuore tutta la vita.

lunedì, marzo 26, 2007

"Tutto non cambia mai!"

Ho letto questa frase tempo fa sul fenomeno dei blog.

Andate a leggere quest'intervista con Alex Badalic, lui sì che ha capito.

Il potere del software mentale

Sono sempre più colpito dal crescente potere del "mental software", cioè la conoscenza collettiva del popolo online.

Nel suo libro, The Wisdom of Crowds, James Surowiecki illustra come i "tanti" sono più intelligenti dei "pochi".

Un'altro libro, The Cluetrain Manifesto: The End of Business as Usual, è, nelle parole di Hugh McLeod, uno dei libri più importanti del internet mai scritti perchè è il primo libro che parla di comìè veramente Internet - cioè persone che parlano anziché persone che comprano.

"Internet ha inaugurato un dialogo globale e eccezionalmente potente. Attraverso la rete le persone stanno scoprendo e creando nuove formule di condivisione del sapere. Di conseguenza è cresciuta l'efficienza dei mercati, oggi più intelligenti e veloci della maggior parte delle aziende."
Traduzione: Socialbutterfly

mercoledì, marzo 21, 2007

L'ascesa di Social Networking

Ho appena finito di leggere in interessantissimo post sul fenomeno di MyBlogLog sul blog di Alex Badalic.

Il concetto di formare communità non è una cosa nuova ma nel mondo "link-friendly" dei bloggers, fa una differenza in termini di traffico impressionante. L'ho appena installato su questo blog e sono curioso di vedere quanto ci mettono ad arrivare...

Gli argometi a favore del "social networking" sono tanti. Prima di tutto, non tutto il traffico in rete proviene da Google (o altri motori di ricerca). Di solito, e sopratutto nel mondo dei blogs, la gente passa da un sito all'altro, by-passando completamente i motori di ricerca una volta comminciata la loro sessione online.

Quindi, il discorso di essere numero 1 in Google vale se si vuole avere la possibilità di essere il primo sito visitato per quel unico Keyword. Social networking non guarda in faccia nessuno, permettendoti di "marcare il tuo territorio" con un'autorità senza rivali.

Bisogna lavorarci parecchio per fare apparire il proprio blog in più posti possibile, ma esistono tantissimi strumenti che chiaramente aiutano. Ed essendo Web 2.0, sono pure gratis ;-)

Il primo, appunto, è MyBlogLog, che porta il tuo blog (la maggior parte delle persone che io ho visto registrato ne hanno più di uno) alla conoscenza di migliaia di altre persone che navigano nelle stesse acque di te. Un audience più mirato (e quindi interessato) di così non si poteva chiedere.

Un altro "trucchetto" l'ho trovato a OnlyWire. Un fantastico programma che installa un button sul toolbar (Firefox) o un link nei preferiti (IExplorer). Cliccando manda in automatico a tutti gli aggregators che puoi desiderare, compresi (del.icio.us, Backflip, Blue Dot e molti, molti altri). Sono tutti link al tuo sito/blog, spesso volontieri sul siti con un PageRank notevole...

Molti si sono dimenticati di Netscape. Ma ora è una validissima alternativa a Digg, senza dimenticare Reddit e StumbleUpon.

Infine, un altro sito che merita una visita è Go2Web20.net - The complete Web 2.0 directory. Questo sito è pieno, e voglio dire PIENO di tutti i social networks esistenti in rete. Vale la pena individuarne un paio mirati per il tuo blog no?

lunedì, marzo 12, 2007

Lingolook e TheAcerGuy ora sono sul Wordpress

Vorrei segnalare che ho trasferito 2 di miei blog a Wordpress in via definitiva.

Lingolook e TheAcerGuy ora hanno nuovi indirizzi e un nuova casa.

Seth e il dialogo

Conoscete Seth Godin?

Ha scritto numerosi libri che danno dei sguardi insoliti al mondo di marketing, sia online che "tradizionale".

Il suo blog è pieno di osservazioni più generici, a volte davvero azzeccati. Come questo sul dialogo.

Dice che ci sono delle organizazzioni che sono bravi ad ascoltare, altri che sono bravi a parlare. Alcuni sono persino bravi ad entrambi. Ma entrare in un dialogo è diverso. Richiede, a volte, la capacità di sostenere conversazioni sgradevoli che permettono entrambi parti di crescere e cambiare.

Seth ha ragione. Il dialogo è questo. Non è e non può mai essere solo un'altro canale mono-direzionale di informazione manipolata dai PR.

Chi è in grado di sostenere una diatriba con la testa alta ma con l'anima aperta, ne uscirà decisamente migliore di prima.

martedì, marzo 06, 2007

Conversation Search Optimization

John Cass di Backbone Media ha scritto un articolo molto interessante.

Non avevo mai preso in considerazione l'importanza oppure la potenzialità dell'ottimizzazione per motori di ricerca per quanto riguardano i blog.

Certo. Autorità... Il mio blog TheAcerGuy ora ha un page rank di 2 ma non appare mai su Technorati.

Quello che scrive John è che ci sia una differenza tra ricerca di rilevanza (Google, Yahoo!, MSN & Co.) e le ricerca di conversazioni (motori di ricerca RSS come Technorati).

Se ci pensi, chi è in cerca di "rilevanza", sta cercando un sito. Da l'altro canto, chi è in cerca di "conversazione", sta cercando un blog.

Per stare sulla prima pagina di Technorati, non basta la reputazione. Ci vuole frequenza e qui c'è la risposta alla fatidica domanda "quanto spesso devo pubblicare sul blog?".

Basta fare una ricerca delle parole chiavi più rilevante per il tuo blog in Technorati, guardare quanto tempo fa l'ultimo artiolo sulla prima pagina è stato pubblicato e scrivere con una frequenza più alta.

Ad esempio, per "Business blogging" l'ultimo articolo è stato pubblicato 2 giorni fa quindi basta scrivere al meno ogni 2 giorni per rimanere sulla prima pagina. Man mano che il campo scende la coda lunga, ad esempio "synthetic transparency", la frequenza diminuisce dal punto di permettere una presenza in prima pagina con un solo articolo all'anno.

Nel mondo IT le cose sono un po' più complesse. Nel caso di Acer , l'ultimo articolo è stato pubblicato meno di un'ora fa e quindi è difficile che per solo "Acer" un blog (mio, loro) possa rimanrere in cima alla lista di Technorati. Per Dell, la sfida è ancora più dura (ogni 16 minuti)...

Come molti altri, sono ancora all'inizio della comprensione di "strategie blog aziendali" ma "conversation search optimization" è sicuramente un concetto che seguirò attentamente.

mercoledì, gennaio 31, 2007

Un mondo a doppio strato

Porto parecchio sfiga.

Scusate il linguaggio ma in solo 2 mesi, ho dovuto ri-installare Windows XP da capo ben due volte e ho cambiato il notebook dopo aver fatto saltare in aria quello "vecchio".

Questa volta, come l'altra, la colpa dell "Blue screen of death" e' di un banalissimo aggiornamento. In questo caso, un programma venduto da McAfee per pulire Windows Registry. L'ha dato una pulita talmente bene che mi ha disabilitato la funzionalita' Bluetooth (tastiera e mouse) nonche' la funzionalita' del pacchetto antivirus dalla stessa McAfee.

In piu' non riesco ne' a togliere i software difettosi ne' reinstallarli.

Io capisco e sostegno il sentimento contrario agli upgrades forzati (tipo Vista) a favore di una costante aggiornamento online - mi pare ovvio che stiamo andando in quella direzione.

Ma quando ti succedono queste cose, quando devi partire da capo e, 9 su 10 litigare con i software vendor perche' non ti fanno downloadare di nuovo il software che hai pagato online, non ti sembra che forse e' arrivato il momento di riesaminare come disegniamo il PC?

Sono cosi' complessi ma c'e un mondo di funzionalita' online (es il blog) che dipende dalla stabilita' offline (sistemi operativi).

Ci si perde il primo, difficilmente il secondo.

E allora perche' non si puo' progettare un sistema operativo stabile e minimale (per fare tutto quello che si vuole fare offline) che poi si interfaccia con applicazioni magari piu' complessi online per le cose piu' inpegnativi, dove a fare il lavoro del processore ci pensa il provider del servizio.

Cosi' il PC dell'utente non deve supportare la responsabilita' di far funzionare tutto quello che serve (la parola "imcompatibile" non e' per niente nuova nel mondo IT) ma non appena mi collego ai miei servizi/applicazioni online, ho accesso a tutto quello che mi puo' servire.

Forse con Google Docs & Spreadsheets, ci stanno gia' pensando... Personalmente, non vedo l'ora.

mercoledì, gennaio 17, 2007

A volte per far muovere le cose, ci vuole una tempesta. Un bel calcio nel sedere metaforico che sprona le persone. Beh, questa settimana abbiamo registrato un primo, piccolissimo successo.

Molte di voi avranno letto del problema che ha avuto un mio cliente riguarda un buco creato da un programma ActiveX preinstallato sui loro notebook e così via. Un programma innocuo che, all’insaputa di tutti, lasciava una falla nei computer dal 1998.

Beh, il mio aggregator (newsgator) aveva segnalato alcuni post in merito già la sera di domenica 7 gennaio. Lunedì lo tengo d’occhio mentre inizia a diffondersi rapidamente.

Entro la sera del lunedì eravamo sulla home page di
Slashdot con i suoi 120-200 millioni di visitatori al giorno.


A questo punto, la notizie è oramai globale con segnalazioni dalla francia, svezia, germania e polonia oltre ai soliti USA e UK. Siamo riuscito a farci sentire in alto e scatta un indagine per scoprire l’entità del problema insieme alle preparativi per un eventuale programma di crisis management.

Per fortuna, il problema era già stato risolto dai tecnici e un
link per scaricare il patch viene immediatamente aggiunto al sito dell’assistanza europea.

Entro poche ore il comunicato stampa viene rilasciato e ci si lavora a diffondere il messaggio in alcuni blog e forum.

In un arco di 36 ore il “problema” si dissolve e io tiro un bel respiro.

Un blog non è sempre “capito” dalle aziende, ma il suono di un milliardo di persone che leggono e diffondono un messaggio negativo si può sentire anche nei corridoi più alti.

lunedì, gennaio 08, 2007

Lenti o veloci?

Marco ha scritto un pezzo stupendo riguarda l'opinione del main stream media in italia nei confronti del Web 2.0, dopo che Lele Dainesi ha giustamente attaccato il livello di pertinenza di una trasmissione del TG1.

Marco non ti buttare giù. La qualità dei blog in italia è stata confermata anche da Shel Israel che è venuto a Roma per cercare contenuto per il suo nuovo libro "Global Neighbourhoods".

Ma detto ciò, era ora che qualcuno notasse la differenza culturale tra il mondo "lento" e il mondo "veloce". In italia (l'argomento è qui ma ne sono sicuro che vale in altri paesi) c'è una specie di dumbing down (inteso come un livello dell'informazione/educazione talmente basso che rende la gente più stupida - una specie di lavaggio di cervello) dei "telespettatori " attraverso l'attuale palensesto - cosa di cui non ho ancora visto traccia nel mondo "veloce". Anzi.

Acer, Ferrari e Marketing nei blog aziendali

Beh è passato quasi un mese quindi forse è arrivato il momento di riattivare la tastiera...

Ultimamente sono stato travolto da un paio di argomenti.

Il primo, tutto il furore intorno all'ultimo flop/successo di Edelman.

Pare che la rabbia e gelosia di alcuni
blogger (sia quei 90 blogger che hanno ricevuto il notebook Acer, sia il resto del mondo) hanno trasformato questa campagna in un flame di proporzioni bibbliche!

La questione di etica è solo una parte di questi sentimenti che quasi ostentano santimonia. Quello che mi preoccupa è il fatto che ha
trascinato Acer nel bel mezzo di questo casino.

Io lavoro per le pubbliche relazioni di Acer e so per certo che non ha collaborato direttamente a questa campagna. Come succede da sempre, un venditore di un nuovo prodotto (in questo caso MS) ha scelto in libertà una macchina per fare vedere al meglio il suo prodotto, ordinando e pagando per "x" numero di pezzi. Dopodiché il venditore (MS) è libero di far quello che gli pare per raggiungere i suoi obbiettivi (mandarli ai giornalisti, ragalarli, bruciarli davanti al parliamento ecc...).

Senza la macchina MS non avrebbe potuto fare vedere nulla. La macchina scelta (in questo caso Acer Ferrari) era solo ed esclusivamente un mezzo come qualsiasi altro per far conoscere un'altro prodotto.

E' come se qualcuno regalasse un iPod 80GB con una canzone per promuovere una band emergente. E' colpa della Apple?

La seconda è molto più di un flame. E' un precedente.

Si tratta del comportamento che ci si aspetta dalle aziende che hanno un blog. Tra HP a Dell, è iniziata una certa gara per vedere chi è più “umana”, meno “corporate” insomma.

Trattandosi di aziende di una certa dimensione, sono in tanti a saltare sul treno, compreso MWW Group (PR di Amazon.com tra molti altri), che sostengono che nel blog di un'azienda ci deve essere assoluta libertà di espressione.

Io non sono d'accordo e ho scritto il perché sul loro
blog, risposta che ad oggi non è stata pubblicata. Le mie intenzioni non sono di aggravare la posizione dei blogger là fuori, bensì proteggere un equilibrio di dialogo che si è formato negli anni.

Mentre un blogger agisce da solo, il blog di un'azienda deve rappresentare tutta la loro storia, i loro valori, la loro visione e difetti. Se no che blog è? Deve avere lo stesso tono di voce che il pubblico si aspetta da quella azienda e deve essere coerente con tutta la communicazione passata e futura che l'azienda trasmetterà.

E come si fa senza linee guide, parametri e, perché no limiti? Persino su uno dei blog della Lenovo parlano del fatto che tutti i clienti vanno trattati con lo stesso rispetto e con gli stessi diritti. Se i blogger pretendono di più arriva un punto in cui bisogna accettare che
perdere il cliente sia la cosa migliore!

E poi come si fa a dire che il Marketing non deve entrare nel argomento quando, parlo di HP, sei "Vice President of Global Marketing Strategy & Excellence for HP" e il tuo blog si chiama "
Marketing Excellence"?? Per di più, c'è una piccola clausola in fondo alla pagina che dissocia l'azienda dalle opinione dello scrittore.

Troppo facile così.

Non so che cosa ne pensate, ma dal momento che un blogger non esprime il vero valore dell'azienda per la quale scrive, per me quell'azienda non ha un blog.