sabato, luglio 14, 2007

Non smettere mai di essere te stesso

Tempo fa avevo scoperto la differenza tra “essere” e “fare”. Oggi mi e' stata ricordata la lezione.

Non molto tempo fa avevo notato che tanti blog sono frutto del “saper fare” dei loro autori. Nel senso che erano un'estenzione di quello che la persona gia' faceva professionalmente.

Ad esempio ci sono non so quanti “web marketers” che hanno semplicemente preso il format in ostaggio, trasformandolo in una specie di vetrina per vendere il sogno di fare tanti soldi ad altri che vorrebbero fare la stessa cosa. Come una moderna schema di Ponzi virtuale, stanno diventando sempre piu’ insidiosi e sempre piu’ diffusi. Ma oltre ad una speranza semi-finta di diventare ricchi che cosa danno veramente?

E poi c'e' quella grossa fetta di blog che non fanno altro che raccontare quello che dicono o fanno gli altri blog in una specie di gossip virtuale senza fine. In principio sono uguali a quelli di sopra ma raccontano gli spostamenti degli autori come se fossero degli esploratori. Ovviamente sono il primo di riconoscere che un dialogo virtuale e’ costruito sulla partecipazione a distanza di altri ma allora perche’ il 99% delle volte non mi sembra altro che un modo di cenare allo stesso tavolo dei grandi, ma senza portare in avanti il dialogo?

L'unico eccezione a quelli sopra (il 1% appunto) e' dato dai i giornalisti, che raccontano gli spostamenti del mondo virtuale in modo che i lettori possano trarre beneficio della notizia.

Ho notato che, pur essendo milioni di voci, pochi blog percorrono la propria strada, scoprendo nuove idee o pensieri attraverso l'unica personalita' che conta veramente – quella di chi scrive.

E' qui, tempo fa ho citato Hugh McLeod e il suo blog Gaping Void. Il suo e' uno dei pochi blog che in qualche modo trasmettono una personalita' genuina - quello dell'autore.

Seth Godin, che tra l'altro ha collaborato insieme a Hugh per il suo ultimo libro, The Dip, e' un'altro. La personalita' di Seth e' piuttosto forte e nonostante lui abbia la tendenza di commentare sull'attualita', non lo fa mettendo insieme i pensieri degli altri, ma il suo. Come i piu' grandi dei giornalisti, il suo blog traccia il proprio percorso.

Nel mio piccolo mondo online ho preso tante strade ma ovunque vada, non riesco ad andare lontano da quella strada della mia personalita’, cosa che vuole e deve venir fuori in tutto quello che faccio.

Ed e’ qui che entra la mia lezione di oggi.

  • Se in quello che fai la tua personalita’ non c’e, muore il suo valore.
  • Se in quello che fai la tua personalita’ viene in qualche modo ripressa, contenuta o peggio controllata, muore il suo valore.
  • Se in quello che fai non hai la possibilita’ di esprimere la tua personalita’, muore il suo valore.
  • Se vuoi mantenere il tuo valore, devi rimanere quello che sei.

2 commenti:

AAA Copywriter ha detto...

Io credo che la strada giusta sia sempre essere se stessi, ma la sclta dei contenuti conta sempre...

Ti sei cheisto cosa cerca chi ti legge? :)

Alex

Anonimo ha detto...

Spesso si scrive un blog, un racconto, un pensiero, una poesia solo per il gusto di esprimere un sentimento, una emozione. Molti dei nostri blog sono un insieme di pensieri, emozioni, racconti e niente altro.
Non sono altro che lo specchio di noi stesi, la nostra rappresentazione. Io credo che noi siamo il frutto dei nostri pensieri che ci qualificano, ci danno valore ed i nostri blog sono la rappresentazione dei nostri pensieri. Forse i nostri blog potrebbero essere più professionali, più ordinati, forse dovremmo chiederci veramente cosa cerca chi legge il nostro blog.
O forse fare questo pensiero ci porterebbe lontano da quello che siamo noi, dai nostri pensieri e quindi snaturerebbe il nostro blog?
E quindi dobbiamo essere noi a chiederci che cosa vuole leggere un potenziale lettore a determinare un target, oppure lasciare correre le emozioni, i pensieri liberamente e lasciare che chi coglie le emozioni, i nostri ragionamenti si avvicini al nostro blog?
Giovanni